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Caso Bibbiano: le motivazioni della sentenza

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Il caso Bibbiano, che ha interessato per molte settimane sia la cronaca che la politica del nostro Paese, ha avuto inizio nell'estate del 2018, quando la procura di Reggio Emilia ritiene sospetto l'aumento, avvenuto soprattutto negli ultimi due anni, di segnalazioni di abusi sessuali su minori.
Lo scandalo coinvolgeva amministratori pubblici, assistenti sociali e psicologi che a vario titolo, secondo le accuse, sottraevano indebitamente minori alle famiglie di origine per darli in affidamento, dietro pagamento, ad amici e conoscenti.


La vicenda Bibbiano

L'inchiesta denominata Angeli e Demoni nacque a seguito di svariate segnalazioni ed era incentrata sue due tipologie di reati:

1. Accertare se vi fosse un uso improprio dei fondi pubblici e quindi verificare con quali modalità venivano assegnate le sedute di psicoterapia, convegni e corsi di formazione alla comunità Hansel & Gretel;

2. Esaminare le sedute di psicoterapia per verificare se i metodi utilizzati per individuare gli abusi da parte della famiglia di origine fossero corretti: per tale ragione la polizia giudiziaria venne autorizzata a effettuare intercettazioni ambientali delle sedute con i minori.

I primi arresti scattarono nel giugno 2019 e l'indagine fece emergere un meccanismo con cui, grazie all'intervento dei servizi sociali e poi della Onlus Hansel & Gretel, si allontanavano senza giustificato motivo i bambini dalle loro famiglie.
Il meccanismo ideato, riassunto brevemente, prevedeva che: dopo la segnalazione ai servizi sociali i bambini venissero inviati alla struttura pubblica La Cura, gestita dalla Hansel e Gretel, diretta da Foti.
Qui i bambini venivano sottoposti a sedute pagate dai Comuni della Val d’Enza fino a 130 euro l’una.

Secondo il GIP durante le sedute avvenivano «significative induzioni, suggestioni, contaminazioni che rischiano fortemente di contribuire alla costruzione di falsi ricordi». Inoltre in alcuni casi queste sedute preparavano i bambini ai colloqui nelle sedi giudiziarie che dovevano decidere sull’eventuale affido.

Le persone che nel 2019 furono iscritte nel registro degli indagati erano 24, tra assistenti sociali, amministratori e psicoterapeuti, sospettati di aver redatto o agevolato relazioni false per allontanare i bambini dalle loro famiglie e darli in affido, anche ad amici o conoscenti.

Le motivazioni della sentenza

Conclusa la necessaria premessa, veniamo alle motivazioni della sentenza di condanna per lo psicoterapeuta Foti, uomo divenuto il simbolo dell'intera vicenda.
Foti, infatti, è stato condannato per i reati di abuso d'ufficio e lesioni gravissime, con una pena di 4 anni.

Per quanto concerne il primo reato, regolamentato dall'art. 323 c.p., il giudice ha evidenziato che “in spregio alle specifiche regole di condotta contenuta nelle normative in materia”, il servizio di psicoterapia era stato affidato “di fatto” dall’Unione Comuni Val d’Enza alla Sie Srl/Hansel & Gretel, facente capo a Foti.
Per il GUP, Foti partecipò attivamente alla realizzazione di questo affidamento che gli ha consentito di procurarsi un ingiusto vantaggio patrimoniale, elemento costitutivo del reato di abuso d'ufficio.
Tale vantaggio è rappresentato dal prezzo di 135 euro per ogni seduta di psicoterapia, oltre che dall'utilizzo dei locali de "La Cura" senza averne diritto.

Inoltre Foti, si legge nella motivazione, era certamente e pienamente consapevole dell'illegittimità del servizio di psicoterapia, dei prezzi praticati e dell'inusuale meccanismo ideato per i pagamenti, il quale prevedeva: l'emissione di fatture nei confronti delle famiglie affidatarie, per le sedute effettuate, le quali venivano pagate alla Sie Srl/Hansel & Gretel, ricevendo poi dal servizio sociale un contributo mensile maggiorato del costo sostenuto per la terapia.

In merito al secondo reato, le lesioni volontarie gravi, il giudice scrive che con l’utilizzo improprio della EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing), cioè una tecnica nata per curare il disturbo da stress post traumatico dei veterani del Vietnam, che si basa su movimenti oculari destra-sinistra, grazie ai quali il ricordo perde la sua carica emotiva negativa, non solo si instillò in una minorenne “il ricordo dell’abuso, ma anche il dubbio che a perpetrare tale violenza potesse essere il padre”.

Proseguendo nella sua motivazione, il giudice dice che “è innegabile che sia riuscito a alterare lo stato psicologico della minore convincendola della malignità del padre” e questa condotta, reiterata nel tempo, ha provocato in lei un disturbo di personalità borderline e un disturbo depressivo con ansia, accertati dal consulente tecnico del PM.

Nella configurazione del reato, regolato dall'art. 582 c.p., punto focale è la malattia derivante dalle lesioni che dal punto di vista soggettivo, non richiede la volontà di causare un particolare tipo di lesione, ma si ritiene sufficiente la volontà e consapevolezza di cagionare una violenta manomissione dell'altrui persona.

Da ultimo il GUP ha commentato anche il comportamento processuale tenuto dall'imputato Foti, il quale viene descritto come ampiamente censurabile, oltre che volontariamente ingannatorio.

In particolare Foti produsse in udienza un video di una seduta, verosimilmente di novembre 2016, dichiarando fosse una registrazione di aprile 2016, tentando così di supportare la tesi difensiva secondo la quale la minorenne “autonomamente e a prescindere dall’intervento dello psicoterapeuta già vedeva il padre come una figura abusante”.

Assoluzione in Appello per Foti

La corte d'Appello di Bologna ha emesso, a inizio giugno 2023, una sentenza di assoluzione nei confronti dello psicoterapeuta Foti, uno dei principali indagati nel caso Bibbiano, che era stato condannato a 4 anni di reclusione in primo grado per abuso d'ufficio e lesioni dolose gravi (alcuni riportano anche per frode processuale, con assoluzione anche in questo caso).

Le accuse sono state totalmente ribaltate dai giudici di secondo grado i quali, con riferimento al reato di abuso d'ufficio, hanno statuito che l'imputato non avesse commesso il fatto e con riferimento al reato di lesioni dolose gravi, ai danni di una paziente all'epoca minorenne, hanno dichiarato che il fatto non sussiste.
Tuttavia solo quando la Corte emetterà le motivazioni alla sentenza, si potrà avere un quadro più chiaro di come le accuse siano cadute e non siano state ritenute sufficienti le prove a sostegno delle ipotesi criminose accertate in primo grado. Proprio grazie alle motivazioni, si potrà comprendere se vi sarà spazio anche per un eventuale ultimo grado di giudizio, davanti alla Corte di Cassazione.

Si deve tuttavia attendere anche l'esito dell'altro filone giudiziario che è scaturito da questa vicenda e che vede imputate altre 17 persone, tra cui il sindaco e l'allora responsabile dei servizi sociali del Comune di Bibbiano. Sicuramente la sentenza di appello che ha assolto Foti, rivestirà particolarmente importanza anche per questi casi, dato che l'abuso d'ufficio era stato contestato in concorso proprio con il sindaco, poiché il servizio di psicoterapia era stato affidato all'associazione di Foti senza gara d'appalto.

Per approfondire leggi anche:

Genitori e figli minori: quando intervengono gli assistenti sociali?

Cause e procedura dell'affidamento del minore ai servizi sociali

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